Intervista a Vittorio Vatteroni

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Ciao a tuttiOggi dedicherò lo spazio del mio blog ad un’intervista che mi sta molto a cuore sia per l’intevistato che per l’argomento dell’intervista.Sono felice di presentarvi Vittorio Vatteroni, da...

vittorio vatteroni

Ciao a tutti
Oggi dedicherò lo spazio del mio blog ad un’intervista che mi sta molto a cuore sia per l’intevistato che per l’argomento dell’intervista.
Sono felice di presentarvi Vittorio Vatteroni, da poco entrato nel team dell’Accademia Nazionale della Voce.
Vittorio Vatteroni è un attore, attore nell’anima a lui piace definirsi. E proprio a partire da questa definizione partirei con la prima domanda.

D: Cosa significa per te attore nell’anima?

R:Essere attore nell’anima significa  vivere tante vite, amare tanto, morire molte volte, soffrire, ridere, odiare ma essere sulla scena. Nella vita si vive e si muore e si ama solo una volta, si recita con l’anima tutto ciò che desideri e vorresti vivere; nella realtà invece non devi recitare, ma essere quello che sei e essere sincero con te stesso e gli altri, solo così potrai portare in scena tutto quello che hai dentro, con tutta l’anima . Io non recito per vivere ma vivo per recitare.

D: Attore nell’anima è anche il libro ufficiale scritto da Daniela Romanello, uscito il 19 febbraio di quest’anno 2014, dedicato carriera artistica appunto di Vittorio Vatteroni 🙂
Vuoi dirci qualcosa per presentarlo e perché dovremmo comprarlo o regalarlo. Cosa ci troviamo in questo libro?

R: Ci trovi dentro tutto ciò che un attore è stato ,è ed è diventato con estrema ostinazione e dedizione, sacrificando se stesso e tutto il resto,  non per i soldi ma per l’amore più grande : L’amore per l’Arte . Comprarlo, leggerlo e regalarlo è un gesto per far comprendere difficoltà che diventano leggere quando riesci a superarle con testardaggine e tenacia, inoltre è scritto che io ho portato molti giovani ad amare il teatro a moltissimi mi sono debitori per aver loro regalato la gioia più grande: imparare ad amare la vita sulla scena e nella realtà. Infatti il sottotitolo è : “Vittorio TI impara l’arte e non ti mette da parte”. Recitare è vitale e a me piace l’idea di poterlo trasmettere a tutti.

D: Dopo esserti presentato attraverso le risposte a queste prime due domande, entriamo nel vivo dell’argomento di questa intervista che è il doppiaggio. Tu non sei un doppiatore, vero Vittorio? Eppure sei un appassionato di doppiaggio, tanto da aver dato vita ad un premio importantissimo, il “Leggìo d’oro”, che tu chiami il tuo “terzo figlio”. Raccontaci brevemente come nasce questa tua passione per il doppiaggio e come ti è venuta l’idea di creare un premio nazionale di tale importanza.

R: Ho dato voce a qualche spot ma è vero, non sono doppiatore. In ogni caso ho amato questo mestiere sin  da ragazzino quando andando al cinema sentivo delle voci che mi trasmettevano emozioni indescrivibili e mi ero promesso che avrei fatto solo il mestiere dell’attore per ridare le emozioni ricevute. Poi nel 1991 al Telegatto incontrai il grande Robert De Niro e il mitico Ferruccio Amendola che all’epoca lo doppiava. Erano insieme e rimasi folgorato dall’idea che i doppiatori che fino a quel momento non avevano riconoscimenti avrebbero dovuto essere premiati per questo straordinario mestiere e che addirittura avrebbero dovuto ricevere il premio dagli attori americani che ricevevano la loro voce italiana che emoziona . Ne parlai con Amendola che ne fu entusiasta e che subito definì questo premio “L’Oscar del doppiaggio “. Nel 1995 così nacque il Leggio d’oro.

D: Quando sono in aula e insegno la tecnica del doppiaggio agli allievi dei miei corsi, dico sempre loro che il doppiaggio è il top dell’attore. Che non si può essere doppiatori se prima non si è attori. Sei d’accordo con me su questa affermazione? Si può pensare di intraprendere la professione di doppiatore senza essere stato prima attore?

R: No, si deve essere attori  e preparati , avere grande esperienza, aver studiato molto e poi imparare la tecnica che permette di essere in sincrono. Ma prima di tutto appunto si deve essere attori. Si pensi che non solo devi ridare la voce, ma devi essere capace di trasmettere un’ emozione pari o addirittura migliore dell’originale e solo sapendo recitare si riesce in questo. E guarda caso nella storia del doppiaggio le migliori voci sono anche i migliori attori.

D: Bene Vittorio arrivo alla mia ultima domanda e prima di portela, faccio una premessa. Come tu ben sai l’Accademia Nazionale della Voce ha un approccio ben preciso fondato su un metodo da me creato, che è il metodo VO:c.E (Voce che Emoziona), partendo dall’assunto fondamentale che : “Ogni respiro dell’essere umano è accompagnato da un’emozione e ogni emozione viene comunicata attraverso la voce: LA VOCE E’ IL RESPIRO DELLE NOSTRE EMOZIONI. Analizzando questa frase mi piacerebbe che dicessi la tua sulla relazione fondamentale che esiste tra Voce e emozione e quanto secondo te di emozione ci deve essere in una voce di un doppiatore.

R: La voce deve trasmettere quelle sensazioni che riportano immediatamente alle emozioni che vorremmo vivere o abbiamo vissuto. La voce che ascoltiamo ci deve far piangere, ridere, amare odiare e solo se essa possiede una timbrica suadente, calda, colorata, incisiva, emozionale ci potrà trasportare e farci sognare. Non ci dimentichiamo che alcune frasi dei film diventano citazioni indimenticabili non tanto per la frase detta ma per come è stata detta. Ogni parola può cambiare di significato se detta in una certa maniera, e l’attore bravo sa regalarci tutto questo, anche un semplice : Ciao ! può farci stare bene tutto il giorno. E’ la bravura e la bellezza di sapere usare la voce.

 Ti ringrazio Vittorio per questa piacevolissima intervista che hai voluto rilasciare per il Blog dell’Accademia Nazionale della Voce e ci vediamo alla prossima edizione del Leggìo d’oro!

In bocca al lupo per tutto quello che desideri e grazie ancora per la tua professionalità e la tua simpatia. Grazie.

Grazie a te Daniela e ringrazio tutti gli affezionati e iscritti della tua splendida Accademia Nazionale della Voce.
Grazie di esistere.

 

 

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Daniela de Meo

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